PEDAGOGIA - LA SCUOLA ATTIVA IN EUROPA

Édouard Claparède
, insieme a Pierre Bovet, (1873-1940) fonda nel 1912 a Ginevra, l'Institut Jean-Jacques Rousseau, un centro di ricerca che fu un fondamentale centro di innovazione sul piano dell'organizzazione pedagogica e luogo di elaborazione delle scienze dell'educazione.

Ciò significa che accanto a Dewey, in Europa, si costituì un altro fondamentale centro di elaborazione dell'educazione nuova.

Entrarono a far parte dell'Institut anche lo psicologo Jean Piaget e Robert Dottrens.
 
Nella raccolta di saggi Psicologia del fanciullo e pedagogia sperimentale, egli spiega che la validità dell'azione educativa dipende dalla preparazione psicologica degli insegnanti e dalla loro capacità di avvalersi di un adeguato "spirito scientifico", in grado di aiutarli a migliorare la loro professione attraverso l'osservazione e la sperimentazione di nuove pratiche educative. 

Claparède invita gli insegnanti a studiare gli allievi e l'ambiente nel quale vivono, per essere in grado di individuarne i bisogni, il livello, le potenzialità...

 
Questi principi furono tradotti in un preciso modello scolastico descritto nel saggio La scuola su misura

La diversità delle attitudini e i diversi ritmi di sviluppo propri di ogni studente richiedono un'organizzazione della vita scolastica "individualizzata" (non individualistica), cioè predisposta secondo i ritmi di apprendimento personali.
 


egli prospetta la possibilità di strutturare gli apprendimenti in classi mobili, classi e sezioni parallele, discipline opzionali, impiego di materiali autocorrettivi


La sua riflessione più completa si trova nel volume L'educazione funzionale, espressione che
deriva dalla concezione della necessità per il bambino di raggiungere una finalità attraverso l'educazione, come leva dell'attività che si vuole insegnare.

Questo principio viene trasposto mettendo al centro dei programmi e dei metodi l'allievo che apprende.

Essi devono rispettare i ritmi di sviluppo di ciascun allievo, non solo trasmettendo conoscenze, ma permettendo l'elaborazione attiva di esse.
 

Claparède sosteneva una concezione evolutiva e funzionale dei fenomeni psicologici, perciò intese la pedagogia come un insieme di pratiche metodologiche finalizzate a facilitare l'adattamento dell'organismo (psicologicamente e biologicamente) all'ambiente.


Il pedagogista ginevrino individua tre principali leggi che regolano comportamenti ed educazione:

- la legge del bisogno, secondo la quale l'attività mentale è sempre generata da un bisogno;

- la legge dell'interesse momentaneo, secondo cui in ogni momento un organismo agisce seguendo la direzione del suo interesse più forte;

- la legge del tatonnement, cioè quando una situazione risulta inedita e senza alcun appiglio l'individuo ricorre a successivi "tentativi ed errori", alla ricerca di un nuovo equilibrio.

 
L'educazione si deve svolgere seguendo queste tre regole psicologiche, assecondando l'esigenza naturale dei bambini ad apprendere per crescere.


vedendo soddisfatti i loro bisogni, i bambini saranno interessati a sperimentare nuove situazioni


Ogni passaggio del processo educativo costituisce uno snodo strategico perché l'essere umano sviluppi in età adulta le capacità che lo rendono adatto alle necessità dell'ambiente naturale e sociale.


 
Dall'affermazione del rapporto tra psicologia e pedagogia Claparède fa discendere quella che egli definisce "salvezza della pedagogia".

Alla pedagogia tradizionale (che considera generica, verbalistica e dogmatica) oppone la pedagogia sperimentale.

A partire da essa nasce la pedagogia funzionale che considera l'essere umano nella sua totalità biospichica. Su questo presupposto si ricava il bisogno di una scuola che faccia leva sulla curiosità, che sia "interessante".

La base della riflessione psicopedagogica di Claparède si trova nella teoria dell'intelligenza umana, che porterà alla formazione di "pedagogie dell'apprendimento", volte alla promozione della capacità autonoma e soggettiva di imparare.

muta il ruolo dell'insegnate


Nella sua prospettiva evolutiva egli riserva particolare attenzione al gioco infantile, visto come un esercizio di apprendimento spontaneo senza precoci acquisizioni sistematiche.

La scuola andava, quindi, organizzata sull'attività diretta dell'allievo, sul sostegno allo sforzo commisurato alle sue capacità e sul rapporto diretto con la vita.
 
 
Maria Montessori (1870-1952) fu a lungo simbolo dell'educazione nuova
 
Nel 1896 si laureò in Medicina e l'anno dopo entrò nella Clinica psichiatrica dove comincia ad occuparsi del recupero intellettivo dei soggetti anomali.
 
Lavorando anche come dirigente nella Scuola magistrale ortofreica (per la cura degli "oligofrenici") di Roma,
matura la sua convinzione che i metodi e materiali impiegati con i bambini affetti da insufficienza mentale potessero rappresentare la base di nuove forme di educazione anche dei soggetti normali.

Nel 1907 aprì una serie di scuole infantili, denominate Case dei bambini, nel quartiere romano di San Lorenzo.

L'avvento in Italia dell'egemonia culturale neoidealista (avversa alla pedagogia scientifica) e l'affermazione politica del fascismo furono tra le cause del suo progressivo isolamento.
 
 
Descrisse l'esperienza nella Casa dei bambini nelle opere scritte tra il 1909 e il 1916: essa era frutto di osservazioni e scelte compiute sul campo, come fosse un "laboratorio di psicologia".

Queste nuove scuole infantili, inizialmente destinate a bambini in età compresa tra 3 e 6 anni (successivamente estese all'educazione elementare), si caratterizzano per la costruzione di un ambiente a misura di bambino: materiali scolastici, arredo scolastico, banchi sono predisposti in modo tale da poter essere facilmente spostati e maneggiati.
 
All'insegnate è attribuito un compito non direttivo, ma di consiglio, aiuto, sostegno e stimolo, evitando il ricorso a premi e castighi.
 
Il materiale didattico viene detto "di sviluppo", in quanto ha la funzione di stimolare i sensi del bambino.

Contro il rischio dell'uso individualistico del materiale è prevista una serie di attività sociali che ripetono le occupazioni della vita pratica.

 
Tra gli anni Venti e Quaranta, Montessori rielaborò determinate parti della sua teoria sia in riferimento alle scoperte della psicoanalisi sia per un'attenzione più significativa verso la dimensione religiosa del bambino.

Il saggio più importante di questa fase è La mente del bambino. Mente assorbente (1949), dove Montessori ricorre a un'espressione propria del linguaggio astronomico, le "nebule", per indicare specifiche sensibilità che si risvegliano durante lo sviluppo psichico con il carattere di totalità indistinte dotate di particolare dinamismo e dalle quali si dipartono gradualmente le conoscenze specifiche
 
le potenzialità e l'energia creativa che guida il bambino ad assorbire l'ambiente, in quanto egli non ha un modello ereditario da seguire
 
 
La novità della pedagogia montessoriana consiste nella sua elaborazione basata su esperienze reali, anziché su una teoria precostituita e sull'originale interpretazione del triangolo bambino-ambiente-insegnante.


Il metodo Montessori affranca il bambino da vincoli precostituiti e punta sulla sua autoeducazione. La "liberazione dell'infanzia" consiste in un progetto costruttivo basato sul rispetto della personalità del bambino e sulla predisposizione di condizioni adatte al suo sviluppo.
 
più stimoli offre l'ambiente maggiore è la sua forza educativa 
 
 

Montessori parla della necessità di formare "maestri scienziati", cioè insegnati che abbiano una preparazione antropologica (basata sull'osservazione non solo dell'aula) e pedagogica.

Durante il suo percorso educativo diede sempre più spazio ad aspetti filosofici ed umanitari. Si confrontò anche con le tesi psicoanalitiche, condividendo l'ipotesi del subconscio, ma non la riconducibilità di tutte le pulsioni alla sola dimensione sessuale.

Fu molto criticata dagli altri esponenti dell'educazione nuova: le veniva rimproverato l'impiego di un metodo troppo analitico e debole sul piano della psicologia infantile.

Attualmente funzionano circa ventiduemila scuole montessoriane dislocate in quasi cento Paesi del mondo.
Il suo piano educativo basato sulla capacità di autoapprendimento, su un clima libero e senza coercizioni, costituisce il primo e forse più significativo progetto per un'educazione dell'infanzia condotta su basi scientifiche, ma ugualmente ricca di sensibilità affettiva.

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