PSICOLOGIA - JEROME BRUNER (1915-2016)

Jerome Seymour Bruner è stato uno psicologo statunitense tra i più influenti della sua epoca, noto per aver contribuito allo sviluppo della psicologia cognitiva e della psicologia culturale nel campo della psicologia dell'educazione

Bruner, come Piaget, prende il dottorato e lavora ad Harvard. Studia psicologia sociale, compiendo studi sul pensiero e dopo aver incontrato Piaget e Lurja fonda il Centro di Studi Cognitivi. Dopo la conferenza di Wood Hole si occupa anche di educazione e pedagogia, dando un nuovo indirizzo alla pedagogia. Dal 1972 si trasferisce ad Oxford e studia il rapporto mente-linguaggio, la cultura e la società.

Dopo aver letto le opere di Lev Vygoskij (1896-1934), pedagogista sovietico, Bruner rivolse un particolare interesse ai problemi riguardanti apprendimento ed istruzione a livello scolastico, soprattutto per quanto riguarda il linguaggio.

La sua ricerca si articola in 4 diversi studi:

- percezione;

- pensiero;

- istruzione;

- psicologia sociale.

 

Bruner analizza e confronta le tre principali correnti che si erano sviluppate nel corso del Novecento: la Gestalt, il Comportamentismo e la Psicoanalisi.

Egli viene a contatto con la sfera dell’inconscio utilizzando una nuova strada per analizzare la percezione, attraverso il metodo New Look on Perception.

I fondamenti di questa teoria sono tre:

- la percezione non è passiva, ma il soggetto compie una categorizzazione per semplificare la realtà ed economizzare le energie. Organizza gli stimoli in categorie attraverso l’inferenza e l’anticipazione: la prima consente di trasferire dei dati conosciuti, mentre la seconda dà un quadro di riferimento;

- esistono dei fattori interni che hanno una funzione selezionatrice ed ordinatrice della realtà. I miei bisogni, le esperienze passate e le pulsioni incidono sulla categorizzazione;

- il riconoscimento percettivo è legato a fattori sociali e culturali. Il modo di vivere, il concetto di scienza, il linguaggio, la religione e l’etica influenzano la nostra categorizzazione.

La percezione non è dunque una risposta ad uno stimolo ma è un processo influenzato dai valori, dalle motivazioni e da ciò in cui crede l’individuo.

 

Il pensiero si innesta usando sia la struttura cerebrale, sia il modo di essere e di operare dell'individuo. Esistono perciò diversi stili cognitivi che utilizzano differenti strategie cognitive operative per affrontare uno stesso problema.

Secondo Bruner, esistono due tipi di pensiero: 

- paradigmatico (tipico della verità scientifica);

- narrativo, che ha l'obiettivo di dare senso alle vicende personali. La narrazione è lo strumento privilegiato della trasmissione culturale perché consente di organizzare l’esperienza, di costruire e trasmettere significati. Essa è il primo dispositivo interpretativo e conoscitivo di cui l’uomo fa uso nella sua vita, senza le esperienze non produce conoscenza funzionale ma rimangono accadimenti.

 
 

Lo sviluppo dell’individuo è concepito in termini di passaggio da sistemi poveri a sistemi potenti di elaborazione delle informazioni. Esso si realizza attraverso tre forme di rappresentazione:


esecutiva, legata all’azione fisica, al contatto, alla manipolazione. Caratterizza il

primo anno di vita;

iconica, legata alle percezioni sensoriali ed alle conseguenti immagini che consentono di evocare mentalmente una realtà assente ma non di descriverla mentalmente;

simbolica, legata alle capacità linguistiche, codifica la realtà attraverso il linguaggio e altri sistemi simbolici, come il numero e la musica.

Queste tre forme caratterizzano comportamenti distinti di diverse fasi evolutive (bambino, fanciullo, preadolescente), ma continuano a coesistere nel corso dello sviluppo, interagiscono in vario modo e sono sempre largamente influenzate dalla cultura.

 

Il processo cognitivo viene diviso in due fasi:

- dai dati sensoriali ad un’ipotesi di prima approssimazione che deriva dal rapporto tra l’informazione in arrivo e un modello formatosi internamente e basato sull’esperienza passata;

- ricerca di conferma in cui l’ipotesi iniziale viene messa alla prova di ulteriori dati (se c’è concordanza l’ipotesi viene mantenuta, altrimenti viene modificata fino alla soluzione).

Al contrario dell’uomo del comportamentismo (trattenuto da relazioni meccaniche), dell’uomo della psicanalisi (che agisce sulla base di impulsi), dell’uomo attivo di Dewey (che necessita dell’azione come movente del suo pensiero), l’uomo di Bruner è visto come un elaboratore di informazioni all’interno di un processo cognitivo nel quale i dati della situazione ambientale e dell'esperienza sono superati dall’inferenza o dalla creatività.

Il soggetto va infatti sempre al di là dell’informazione data attraverso:

- il processo di inferenza, gli esseri umani riescono a risalire da pochi spunti o indizi ad una classe di identità o equivalenza attraverso la riflessione e l'esperienza;

- l'invenzione, uno schema viene trasferito a dei dati precedentemente giudicati eterogenei rispetto ad esso (iscrizione di dati entro un nuovo sistema di codificazione).

 

Alla base di ogni processo cognitivo c'è la formazione di concetti: eventi e situazioni con cui l'essere umano viene a contatto vengono percepite come esemplari che riconducono a un certo concetto, grazie a delle caratteristiche precise, cioè attributi

Esistono attributi rilevanti/ricorrenti, che sono fondamentali per il riconoscimento, e ricorrono in tutti gli esemplari e irrilevanti.

 

Quando si riconoscono solo gli attributi ricorrenti, si sta compiendo il processo di categorizzazione, cioè si riconoscono in quell'oggetto qualità e relazioni in comune con altri, e che riportano a un medesimo significato comune e astratto.

Alla base della categorizzazione ci sono:

- la percezione, originata da un’ipotesi selettiva che dà identità all’oggetto e lo colloca all’interno di una categoria;

- il perseguimento dei concetti, che porta all'inferenza e all'elaborazione di ipotesi;

L’atto della categorizzazione è costante, ma le modalità sono molto variabili in quanto riflettono la propria cultura.

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