PSICOLOGIA - CARL JUNG (1875-1961)

Carl Gustav Jung, uno dei maggiori psichiatri e filosofi del Novecento, diede vita alla psicologia analitica, secondo la quale lo scopo clinico è riportare il soggetto alla realtà liberandolo dai disturbi patogeni.

Una delle sue basi sono gli archetipi, ovvero strutture ricorrenti che compongono l’inconscio, determinano lo psichismo, e la cui rappresentazione simbolica si esprime attraverso i sogni, l’arte e la religione. 

Dal 1907 al 1913 Jung e Freud ebbero una profonda amicizia. Freud lo credeva il suo possibile erede e colui che avrebbe potuto portare la psicoanalisi fuori da Vienna. La pubblicazione di Metamorfosi e simboli della libido definì la rottura definitiva con il padre della psicoanalisi: Jung sviluppò una sua diversa concezione dell’inconscio ed era in disaccordo sulle nozioni di sessualità infantile, di complesso di Edipo e libido. La principale causa della rottura fu il rifiuto, da parte di Jung, del pansessualismo freudiano, ovvero la concezione secondo cui al centro del comportamento psichico degli individui vi è l’istinto sessuale. 

Jung sosteneva che il comportamento dell’uomo non è condizionato soltanto dalla sua storia individuale e come membro della razza umana, ma anche dalle sue aspirazioni e scopi: sia il passato come realtà, sia il futuro come eventualità, guidano il comportamento presente.

 

Egli concepiva la personalità come formata da un certo numero di istanze, separate ma interagenti tra loro:

- l’Io, ovvero la mente cosciente;

- l’Inconscio personale, formato dalle esperienze rimosse e da quelle troppo deboli per lasciare una traccia cosciente nella persona. 

Esso è costituito anche dai complessi, cioè contesti psichici attivi (agglomerati di contenuti psichici) i cui molteplici elementi sono unificati dalla comune tonalità affettiva. (La correlazione tra carattere e società, ovvero le nevrosi di relazione tra l'Io e il Sé);

- l'Inconscio collettivo, ovvero la base della psiche: una struttura immutabile propria dell’insieme dell’umanità. Esso si presenta come il residuo psichico dello sviluppo evolutivo dell’uomo, accumulatosi in seguito alle ripetute esperienze di innumerevoli generazioni. L’esperienza personale è, dunque, influenzata dall’inconscio collettivo attraverso un’azione diretta sul comportamento dell’individuo sin dall’inizio della vita.

Nell’inconscio collettivo sono presenti gli archetipi, ovvero forme universali di pensiero dotati di contenuto affettivo. Tali modelli generano immagini o visioni che corrispondono, nel normale stato di vigilanza, ad alcuni aspetti della vita cosciente.

Gli archetipi elaborati da Jung sono 12. Ciascun archetipo ha caratteristiche specifiche ed è ricollegabile a 4 fondamentali motivazioni umane:

- stabilità;

- indipendenza;

- cambiamento;

- appartenenza.

 

Nel 1921, Jung pubblica il suo libro più importante, Tipi psicologici, in cui parla della personalità (o psiche) e attribuisce un posto centrale al Selbst (Sé), intorno a cui si raggruppano tutti gli altri sistemi psichici. Il Selbest funge da collante e garantisce alla personalità l’equilibrio e l’unità.

Jung concepiva la personalità come un sistema dotato di energia e parzialmente chiuso, perché a esso si aggiunge l’energia proveniente da fonti esterne. Per spiegare la dinamica della personalità, egli ricorre al concetto della libido, in opposizione a Freud, come sinonimo di energia psichica e può essere rivolta verso l’interno o verso l’esterno.


Jung individua quattro funzioni psicologiche:

- il pensiero, attraverso il quale l’uomo cerca di comprendere la natura del mondo e sé stesso e utilizza processi logici;

- il sentimento, che rappresenta il valore delle cose in rapporto al soggetto e dei giudizi di valore;

- la sensazione, che ha la funzione percettiva dei fatti o rappresentazioni concrete del mondo;

- l’intuizione, ovvero la percezione attraverso i processi dell’inconscio, che permette di elaborare modelli della realtà che esulano dai fatti.

Il pensiero e il sentimento sono denominati funzioni razionali, poiché fanno uso del ragionamento. La sensazione e l’intuizione sono funzioni irrazionali, perché basate sulla percezione del concreto e del particolare.

 

Carl Gustav Jung distingue due tipi di atteggiamenti:

- l'introversione, in cui si orienta l’energia psichica verso il mondo interiore, pensieri ed emozioni; 

- l’estroversione in cui si orienta la sua energia verso il mondo esteriore, fatti e persone. 

Ambedue questi opposti atteggiamenti sono presenti nella personalità, ma di regola uno di essi è dominante e cosciente, mentre l’altro è subordinato e inconscio.

 

Jung labora dei principi primari che governano la psiche:

PRINCIPIO DI EQUIVALENZA= se un valore diviene più debole o scompare, la quantità di energia a esso legata non andrà perduta per la psiche, ma riapparirà in un nuovo valore.

PRINCIPIO DI ENTROPIA= la distribuzione di energia nella psiche tende a un equilibrio o armonia. Fra due valori di diversa forza, l’energia tenderà a passare dal più forte al più debole fino a raggiungere uno stato di equilibrio.

Tutta l’energia psichica di cui la personalità dispone è utilizzata per due fini generali: il mantenimento della vita e la propagazione della specie. Queste due funzioni istintive raggruppano gran parte dell’energia, e la rimanente può essere impiegata in attività culturali e spirituali.

PRINCIPIO DI INDIVIDUAZIONE= fine ultimo dello sviluppo è determinato dall’autorealizzazione. Per raggiungere questo scopo è necessario che le diverse istanze della personalità si differenzino ed evolvano completamente determinando una personalità sana. Consiste nell'avvicinamento dell'Io con il proprio Sé, il cui risultato è il raggiungimento del benessere psicologico.

 

L’approccio terapeutico di Jung consiste, in breve, nel riconciliare le forze opposte all’interno della personalità, non solo estroversione ed introversione, ma anche sensibilità e intuizione, emozioni e pensiero razionale. Attraverso l’integrazione tra inconscio personale e inconscio collettivo, la terapia permette di arrivare ad uno stato di individuazione o interezza di sé.

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