JEAN PIAGET (1896-1980)

 
Jean Piaget, psicologo svizzero, ha lasciato un’impronta indelebile nello studio dello sviluppo cognitivo, ponendo le basi per la psicologia dello sviluppo.
 
Piaget ha studiato presso l’Università di Zurigo e ha lavorato nella clinica psichiatrica di Eugen Bleuler, esplorando le teorie psicoanalitiche di Sigmund Freud e la psicologia analitica di Carl Gustav Jung, frequentando anche alcune sue lezioni.
Nel 1919, Piaget si trasferisce a Parigi, dove ha studiato logica e abnormal psychology (psicologia anormale, campo che studia aspetti del comportamento o del pensiero che potrebbero essere considerati un disturbo mentale), e ha lavorato come ricercatore associato presso il laboratorio di psicologia sperimentale di Simon-Binet. È stato durante questo periodo che Piaget ha iniziato a studiare il pensiero dei bambini e le differenze qualitative nel modo in cui pensano rispetto agli adulti.
Nel 1923, Piaget ha sposato la psicologa Valentine Chatenay, una delle sue prime studentesse al Jean-Jacques Rousseau Institute a Ginevra. Insieme hanno studiato lo sviluppo intellettuale dei loro tre figli, osservando le loro azioni e parole per comprendere come acquisivano conoscenza.
 
 
La sua teoria dell’evoluzione cognitiva, nota come “teoria dello sviluppo cognitivo di Piaget”, ha rivoluzionato il campo della psicologia infantile. Egli ha identificato diverse tappe chiave nello sviluppo intellettuale dei bambini e ha dimostrato che i bambini non pensano semplicemente in modo diverso dagli adulti, ma attraversano fasi di pensiero distintive:
 
- periodo sensorimotorio (dalla nascita ai 2 anni), dove avvengono i cambiamenti più fondamentali e rapidi. Il neonato interagisce con l’ambiente principalmente attraverso riflessi come il succhiare e l’afferrare. Il bambino, in questa fase, è il centro del suo universo e non collega le sensazioni e gli stimoli a qualcosa al di fuori di sé stesso. Gradualmente, inizia a esplorare l’ambiente che lo circonda con reazioni circolari ripetitive, ovvero compie un’azione, è interessato al risultato e ripete la stessa azione. Attraverso tentativi ed errori, il bambino inizierà ad aggiungere uno scopo ai suoi movimenti: l’inizio dell’intelligenza.
Una delle sfide principali in questa fase è l’acquisizione del concetto di permanenza dell’oggetto, ovvero la consapevolezza che un oggetto esiste anche quando è fuori dalla campo visivo

- periodo preoperatorio (dai 2 ai 7 anni), dove i bambini possono ricostruire azioni passate attraverso la narrazione e anticipare azioni future attraverso rappresentazioni verbali. Possono etichettare oggetti e comprendere che possono essere classificati in base a una singola caratteristica. La creatività e il gioco immaginativo diventano evidenti, con la capacità di rappresentare la realtà attraverso il gioco di finzione.
Piaget distingue il periodo preconcettuale (dai 2 ai 4 anni), in cui i bambini iniziano a usare il linguaggio e le immagini mentali, dal periodo percettivo o intuitivo (dai 4 ai 7 anni), in cui il ragionamento è basato su intuizioni soggettive e apparenze
;
 
- periodo delle operazioni concrete (dai 7 agli 11 anni), dove i bambini iniziano a pensare in modo più logico e concreto, acquisendo la capacità di svolgere operazioni mentali e di considerare più attributi di un oggetto contemporaneamente, come la conservazione di alcune caratteristiche che rimangono costanti anche quando sembrano diverse. Sono in grado di risolvere problemi, eseguire operazioni aritmetiche e sviluppare competenze come la classificazione degli oggetti e la misurazione del tempo;

- periodo delle operazioni formali (dagli 11 anni e fino all’età adulta), dove i ragazzi sviluppano la capacità di pensiero astratto, ipotetico e deduttivo. Possono affrontare problemi complessi e indagare in modo sistematico, considerando ipotesi e conseguenze e tutti i fattori che possono influenzare un risultato. È una fase caratterizzata da un pensiero ordinato e da una comprensione profonda, insieme alla costruzione di un sistema di valori e senso di giudizio morale.
 
 
Lo sviluppo cognitivo si basa sull’idea chiave dell’adattamento, egli sosteneva che i bambini cercano costantemente di raggiungere un equilibrio tra ciò che sanno e ciò che di nuovo incontrano nel loro ambiente. Quando si verificano degli squilibri, i bambini sono spinti a riportare l’equilibrio attraverso i processi di:
 
- assimilazione, quando il bambino integra nuove informazioni nel suo schema cognitivo esistente, cercando di interpretare la realtà in base alle sue conoscenze pregresse;
- accomodamento, che comporta la modifica degli schemi cognitivi esistenti per adattarsi alle nuove informazioni.

È attraverso questo processo che gli individui costruiscono strutture cognitive più avanzate e sviluppano capacità di pensiero di ordine superiore.
 
Le strutture cognitive che gli individui usano per organizzare e interpretare le informazioni sono dette schemi, che rappresentano la conoscenza e la comprensione del mondo da parte degli individui.
 
Piaget sottolinea anche il ruolo cruciale del gioco nel processo di apprendimento, considerato come parte integrante dello sviluppo cognitivo dei bambini, poiché attraverso il gioco si possono sperimentare nuove idee, risolvere problemi e sviluppare abilità cognitive.

 
Piaget ha ispirato numerosi altri psicologi dello sviluppo come Lev Vygotskij, il qualeha introdotto il concetto di “zona di sviluppo prossimale”, enfatizzando l’importanza dell’interazione sociale nell’apprendimento cognitivo dei bambini.
 
Anche i teorici neo-piagetiani, tra cui Robbie Case e Kurt Fischer, hanno contributo, proponendo che lo sviluppo cognitivo implichi sia cambiamenti qualitativi nel pensiero (come suggerito da Piaget) sia cambiamenti quantitativi nell’efficienza di elaborazione.

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