PEDAGOGIA - ORIGINE E SVILUPPO DEL PRIMO SISTEMA SCOLASTICO STATALE

Tra gli anni Sessanta e Settanta del XVIII secolo le monarchie europee furono chiamate a riorganizzare i propri sistemi scolastici, al fine di sostituire i gesuiti e definire altre modalità di gestione dell'impianto educativo.



L'imperatrice dell'Impero asburgico, Maria Teresa, e suo figlio, Giovanni II, gettarono le basi del moderno sistema scolastico direttamente gestito dallo Stato.

Questo perché estendere la scuola al popolo avrebbe significato rafforzare i sentimenti di fedeltà al sovrano.

La diffusione della scuola elementare aveva un obiettivo di disciplinamento sociale, un popolo ignorante contrastava con l'immagine illuministica.

 

Utilizzando la religione come forza regolatrice, Maria Teresa, riuscì a diffondere l'alfabetizzazione nei ceti popolari, senza rischiare una presa di coscienza troppo sovversiva.

Si sviluppa l'idea che fosse meglio prevenire l'inosservanza delle leggi educando, anziché punendo.



L'abate agostiniano, Johann Ignaz von Felbiger (1724-1788),  si accorse che molti cattolici mandavano i figli nelle scuole luterane perché imparavano prima e meglio.

Studiò e applicò quindi lo stesso metodo, imprimendogli un'impronta cattolica.

Il metodo venne definito "normale" perché i maestri si esercitavano, prima di intraprendere l'insegnamento in proprio, in sedi che davano la "norma" al quale attenersi.

Maria Teresa avviò la riforma della scuola elementare pubblica e nel 1774 firmò l'ordinanza che imponeva l'obbligo di frequenza ai fanciulli di entrambi i sessi dai 6 ai 13 anni.

Il secondo livello era costituito dalle "scuole elementari maggiori", di tre o quattro anni. Infine nelle "scuole normali" di quattro anni.

A livello amministrativo, la riforma costituiva un sistema scolastico piramidale, con ispettori e una commissione agli studi con sede a Vienna.


Giuseppe II portò avanti la riforma rendendo le scuole elementari gratuite e favorendo la laicizzazione del corpo docente.

Partendo dalla Lombardia asburgica, durante l'età napoleonica il metodo normale si diffuse anche nel resto dell'Italia.

I maestri venivano via via professionalizzandosi, grazie ad una specifica formazione.

 

Nel 1805, nell'università di Vienna venne istituita la prima cattedra di Pedagogia dell'Impero, la seconda della storia.

 

Nel XVIII secolo agivano diverse tipologie di maestri: dai membri delle congregazioni religiose ai docenti privati.

Si verificò una forte differenza culturale e di status tra i maestri di campagna e quelli di città. Progressivamente al maestro religioso si sostituì quello laico, ed iniziarono ad insegnare anche le prime maestre.


Tra l'età teresio-giuseppina e la prima parte del XIX secolo, si venne a realizzare un processo di professionalizzazione e e laicizzazione dei maestri, sempre sotto influenza della corrente illuminista.

 

Vennero rielaborati così anche i libri di testo tradizionali, cioè religiosi:

Sul piano didattico si partiva dall'apprendimento dell'alfabeto con successiva sillabazione. Si passava poi ai rudimenti scientifici e agli insegnamenti morali, veicolati mediante esempi.

Il tema dell'utilità della scuola era presente con insistenza in tutti i libri, anche se nelle scuole gratuite non veniva insegnato il latino, fattore che bloccava l'accesso all'istruzione ginnasiale, e quindi all'università, ai ceti più poveri.

 

I testi di Felbiger, ad esempio il suo Abbecedario, erano influenzati dalla cultura illuministica, ma conservavano espliciti contenuti religiosi: il fine era formare buoni cristiani, oltre che onesti e laboriosi sudditi.

La scolarizzazione puntava ad insegnare a leggere, scrivere e contare, ma anche a rispettare l'autorità e apprezzare la propria condizione di vita senza aspirare a modificarla.

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