PEDAGOGIA - LA SCUOLA ATTIVA: JOHN DEWEY

Tra fine Ottocento e inizio Novecento si aprì un grande dibattito in Europa:

bisognava stabilire se la tradizione classica fosse ancora in grado di rispondere alle esigenze dei cambiamenti sociali e produttivi, oppure se fosse necessario prevedere una nuova formazione dei giovani adeguata alle esigenze dei tempi moderni.
 

Si diffusero i collegi-convitti, ritenuti adatti alla formazione dei giovani perché concepiti come una specie di seminario laico nel quale si congiungono studio severo e rigorosa disciplina.

Nel campo dell'educazione collegiale si manifestarono le prime avanguardie della pedagogia.
 


I primi due collegi innovatori, le "scuole nuove", furono quelli di Abbotsholme (1893) e di Bedales (1894), in Inghilterra.


Il primo grande cambiamento fu assicurare una disciplina frutto di una gestione democratica.

In questo modo la formazione del carattere era affidata alla capacità di adeguarsi volontariamente alle regole della convivenza.


 
Altre iniziative vennero promosse anche a livello della scuola d'infanzia ed elementare, ma rimasero ancora legate per molto tempo a un fenomeno di élite sociale sociale e pedagogico.




John Dewey
(1859-1952), pedagogista e filosofo statunitense, nel 1896 a Chicago, diede vita ad una scuola sperimentale.

Egli paragonò il cambiamento pedagogico in corso alla rivoluzione copernicana: l'attenzione si stava spostando dal maestro al fanciullo.

 
 
I concetti fondamentali alla base della pedagogia di Dewey sono:

- la nozione di esperienza (e pensiero riflessivo);

- il principio della società democratica.


Viaggiò molto nel corso della sua vita al fine di dare una visione più universale ai suoi studi sulla natura della democrazia.
Nel suo saggio Il mio credo pedagogico (1897), l'educazione è presentata come un processo attraverso cui l'individuo assimila le conoscenze conquistate dall'umanità nel suo cammino storico.
 
 
In ambito pedagogico, l'educatore è tenuto a procedere soprattutto alla stimolazione e al rafforzamento delle potenzialità individuali in modo che esse maturino appieno.

Sul piano sociale si deve agire nella consapevolezza dei vincoli e delle regole che governano la convivenza in società, favorendo l'inserimento costruttivo del bambino.

 

Scuola e società
(1899) è il resoconto dell'esperienza compiuta nella scuola sperimentale basata sulle attività manuali, sulla cooperazione, sulla soluzione dei problemi.

Essa per non essere imposta veniva organizzata a partire dai bisogni e dagli interessi infantili e funzionava come una piccola comunità nella quale si riproducono le caratteristiche semplificate della vita sociale esterna.

La scuola è concepita in forma "progressiva", in quanto l'attività che si svolge al suo interno presuppone uno sviluppo graduale dell'allievo.


 
Democrazia ed educazione (1916) viene considerato il saggio pedagogico più significativo di Dewey. Al suo interno egli spiega la propria visione di educazione come attività sociale, e non concetto individuale.

La democrazia costituisce la forma di convivenza più completa finora sperimentata dall'umanità, perché esige partecipazione attiva e offre la garanzia che ciascuno possa dare alla società il meglio di sé.

 
 
Come pensiamo (1910) ed Esperienza e natura (1925) sono saggi filosofici che influenzano molto la pedagogia di Dewey:
 
l'esperienza è posta alla base di ogni conoscenza umana e viene presentata come l'intreccio permanente ed evolutivo tra l'essere umano e la natura

Fatti fisici e operazioni mentali sono, quindi, eventi empirici che hanno solo diversa qualità.

 
Il pensiero si configura come lo strumento necessario per agire nell'esperienza e risolvere i problemi che si presentano nella pratica quotidiana mediante la capacità riflessiva.


pensare significa immergersi nell'esperienza per trasformarla


Con questa espressione si indica una sequenza di procedimenti mentali in grado di organizzare dati, praticare ipotesi e verificarne l'adeguatezza.

la conoscenza è un sapere costruito secondo un metodo scientifico 



La "scuola attiva" si basa, come prima cosa, sul concetto del sapere come processo continuo:
è "vero" ciò che siamo in grado di produrre in modo concreto e tangibile ai fini del cambiamento di noi stessi e della società.

il cambiamento è affidato al pensiero "pragmatico"
 

 
Secondo il pedagogista è necessario che l'educatore sappia creare le condizioni ambientali idonee affinché l'allievo possa esprimersi in esperienze educative.

Limite della scuola tradizionale è proprio la creazione di un "ambiente vitale" da cambiare e non da doversi adattare.


Il secondo punto è dato dalla concezione dell'educazione come "partecipazione dell'individuo alla coscienza sociale della specie" che trova nel principio della vita democratica la sua manifestazione più significativa.

Il rapporto tra democrazia ed educazione è alla base della relazione interattiva tra la scuola e società

Una scuola impegnata alla valorizzazione delle potenzialità degli allievi e non alla loro standardizzazione, viene indicata come la condizione indispensabile per una reale democrazia.

 
Dewey e alcuni suoi discepoli animarono il riformismo scolastico negli Stati Uniti degli anni Venti e Trenta.

Egli fu uno dei principali pedagogisti a prendere parte al rinnovamento educativo nel nome dei diritti dell'infanzia e della concezione democratica della scuola.

Anche se la sua concezione della condizione umana era pragmatista ed empiricaDewey individuava le finalità etiche dell'educazione nei valori propri del metodo scientifico.


come una fede comune per le società moderne


Lavorare per un "fanciullo attivo" voleva dire impegnarsi per formare una coscienza critica, non conformista, e parte responsabile di una comunità sociale.
 
Dewey sarà criticato, soprattutto, per il suo concetto di educazione basato principalmente sul solo "adattamento sociale", che veniva giudicato troppo poco rispetto al bisogno di conoscenze nella società moderna. 
 
Da questa nuova consapevolezza si svilupperanno due linee di pensiero:
 
- comportamentista, che studia i comportamenti manifesti dell'essere umano e prende in considerazione solo lo schema stimolo-risposta (S-R). Cercherà di ottimizzare e razionalizzare le metodologie didattiche;
 
- cognitivista, che prende in considerazione anche i processi mentali di elaborazione delle informazioni e sostituisce i termini di stimolo-riposta con "input" ed "output". Basa la sua proposta educativa sulla valorizzazione dell'auto-apprendimento.

Commenti