PEDAGOGIA - LA PEDAGOGIA POSITIVISTA IN ITALIA

In Italia la cultura positivista giunse con un certo ritardo, in quanto prevaleva quella risorgimentale.

C'era poi una mancanza nello sviluppo industriale e una concezione del positivismo dogmatica e scientista.

La stagione positivistica italiana si può collocare tra il 1870 e la fine del secolo. Essa conseguì nello sforzo di modernizzazione dello Stato unitario e di aggiornamento di cultura e saperi nei vari campi.

Si verificò un notevole sviluppo delle scienze sociali (psicologia, sociologia statistica, diritto), dell'economia politica e della medicina.

L'educazione veniva concepita come un campo di applicazione delle leggi messe a punto sul piano biologico, sociologico e psicologico. Anche se molte volte con un'impostazione troppo schematica.


 

Aristide Gabelli, suggeriva di impiegare la cultura scientifica per "capire le cose" e "formare delle teste", ossia persone capaci di esaminare la realtà ed esprimere un giudizio senza pregiudizi.

Per questo criticava i metodi fino ad allora utilizzati nelle scuole elementari, basati sulla sola ripetizione mnemonica.


 

Pasquale Villari (1827-1917), intellettuale coevo e amico di Gabelli, suggeriva di abituare gli italiani ad esaminare in modo razionale le situazioni, elaborare giudizi sostenuti da rilievi oggettivi e a formare persone disposte al cambiamento.

Si interrogava soprattutto sulle cause della miseria dei ceti popolari più disagiati, cercando un vero compimento del risorgimento nazionale.



Nonostante la diffusione della scienza sperimentale il primato della scuola classica non fu mai posto in discussione. Si riconosceva però, per un paese meno sviluppato come l'Italia, il bisogno di scienziati e tecnici.

Il positivismo italiano ha permesso la diffusione di una mentalità critica, interpretata come apprendimento conoscitivo basato sull'osservazione.


Frutto della sua cultura è anche il movimento self-helpista, nato intorno alla metà dell'Ottocento, che promuoveva tra i ceti popolari una mentalità intraprendente e disposta a confrontarsi con le novità. 

Uno dei sui primi documenti è intitolato Chi si aiuta, Dio l'aiuta di Samuel Smiles.

Scopo del movimento era dimostrare che le qualità individuali sono in grado di vincere gli ostacoli permettendo all'uomo volenteroso di innalzarsi dalla miseria al successo.

 

Altro importante saggio pubblicato sulla scia di questo pensiero è Volere è potere di Michele Lessona.

Il libro è una raccolta di biografie e vuole dimostrare come per aiutare se stessi sia utile l'esperienza degli altri.

Obbiettivo di questi libri era diffondere l'idea di tenacia e fatica del lavoro, come una vera e propria pedagogia popolare. Il messaggio veicolato era un diffuso ottimismo, secondo il quale era possibile gestire il proprio destino attraverso certi valori.


La "modernità" portò anche a una diversa concezione dell'istruzione femminile.

Almeno fino al 1880-1890 però l'organizzazione delle scuole fu differente da quella maschile; si privilegiavano le competenze pratiche dei lavori prettamente femminili.

Rimaneva l'idea di una fanciulla istruita moderatamente, che conoscesse le informazioni utili per l'educazione del figlio, una volta madre.

Con l'avvicinarsi della fine del secolo i processi di scolarizzazione iniziarono a rivelarsi sempre più diffusi e meno distinti per genere:

nel 1875 furono aperti i corsi universitari anche alle donne, nel 1883 viene concessa la possibilità d'iscrizione alle scuole tecniche e liceali, si diffondono scuole professionali che aprono nuove prospettive lavorative.


Nel corso dell'Ottocento l'infanzia è stata vista come un'età da tenere sotto stretto controllo e da disciplinare

L'infanzia non era una. Può essere divisa in quella dei ceti borghesi, ampiamente scolarizzata, quella delle famiglie povere, avviate precocemente a un mestiere, e quella immersa nella vita naturale di tempi del calendario agricolo.


La prima a orientarsi verso una maggiore sensibilità per la fanciullezza fu l'opinione pubblica, contro allo sfruttamento e alle malattie infantili.

É l'inizio dello sviluppo di una sensibilità puerocentrica, che vedeva il bambino non solo da disciplinare, ma anche da riconoscere e rispettare nelle sue caratteristiche proprie.

Anche nella letteratura essa è riscontrabile con artisti come Charles Dickens, Carlo Collodi (l'autore di Pinocchio), Giovanni Pascoli.

 

Nel passaggio tra i due secoli la cultura positivista comincia ad entrare in crisi: il metodo scientifico inizia ad apparire inadatto per spiegare anche il "senso" della vita.

In letteratura Simbolismo, Futurismo e Decadentismo prendono il posto di Verismo e Naturalismo.

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