Intorno alla metà del XIX secolo l'educazione, da prima ispirata ai valori della modernità borghese, si trasformò in un'educazione ispirata ai principi della modernità scientifica, seguendo la cultura positivista.
Auguste Comte (1798-1875), al centro della sua opera Corso di filosofia positiva (1830-1842) pone l'idea di progresso: dall'interpretazione religiosa dei fenomeni, l'uomo arriva alle spiegazioni metafisiche, fino alla loro comprensione scientifica, grazie al metodo sperimentale.
Charles Darwin (1809-1882) mette in discussione l'idea di un'identità umana stabile con la teoria dell'evoluzione.
Anche il problema educativo fu concepito come un possibile campo di applicazione delle leggi evolutive.
L'educazione andava vista, secondo i positivisti, come un "fatto naturale" da esplorare con i metodi scientifici, offerti dalla psicologia, biologia e sociologia.
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iniziano a svilupparsi le scienze umane
Si iniziò a parlare di scienza dell'educazione, alla quale si affida il compito di garantire l'ordinato sviluppo della società attraverso la trasmissione di valori reputati socialmente utili (laboriosità, patriottismo, rispetto delle gerarchie sociali, igiene).
impianto evoluzionista.
Nel suo primo scritto, egli presentò la tesi dell'evoluzione come legge universale valida per tutti gli ambiti della realtà.
Da questa definizione nasce il termine di "evoluzionismo cosmico".
Spencer credeva che la legge del'evoluzione poggi su tre caratteristiche:
- il passaggio da una forma meno coerente a una più coerente;
- il passaggio dall'omogeneo all'eterogeneo;
- il passaggio dall'indefinito al definito.
Questi tre movimenti si compiono all'interno di altri tre principi:
- l'indistruttibilità della materia;
- la continuità del movimento;
- la persistenza della forza.
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intelligenza umana come accumulo di esperienze
Spencer riteneva che l'educazione dovesse svolgersi tenendo conto della condizione di "essere naturale" dell'uomo.
Il fine è perciò strettamente legato alla concezione dell'uomo naturale che si esprime in alcune attività che hanno carattere prioritario per la conservazione della specie umana.
Soltanto in ultima posizione poneva le attività che mirano alla soddisfazione personale.
Di conseguenza egli riorientò il tradizionale ordine educativo (morale-intellettuale-fisico) assegnando priorità alla formazione fisica.
Seguiva l'educazione intellettuale intesa come padronanza del metodo scientifico. Infine veniva l'educazione morale come adeguamento alle regole naturali.
Quindi, se le strutture sociali erano l'esito dell'evoluzione naturale, occorreva adattarsi a esse piuttosto che cercare una felicità o realizzazione personale; quest'ultime concepite come legittime solo se coerenti con l'ordine costituito.
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concezione ancora borghese
Emile Durkheim (1858-1917), sociologo, antropologo e filosofo, è indicato come uno dei fondatori della moderna scienza sociale.
Riservò notevole attenzione alle questioni educative e concentrò i suoi studi sui modi di agire e di pensare collettivi e il loro rapporto con la genesi e il funzionamento delle istituzioni, ciò applicando le leggi dell'evoluzione all'analisi sociale.
Come per Spencer, lo studioso francese credeva che l'educazione fosse il frutto dell'ambiente nel quale l'individuo vive.
Diversamente da lui ritenne però che essa fosse un'esperienza meno scontata di un pacifico adattamento psico-fisico secondo le leggi dello sviluppo naturale.
L'educazione viene percepita come variabile a seconda delle condizioni storiche e delle classi sociali e poggia su una base di norme, sentimenti e modello di comportamento largamente condivisi in una determinata epoca.
Esiste cioè dipendenza del sistema formativo dalla struttura sociale.
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l'educazione è un fatto sociale
Secondo Durkheim in ciascun individuo coesistono due esseri distinti:
- "l'essere individuale", con le sie aspettative bisogni e desideri;
- "l'essere sociale", un sistema di idee, di sentimenti, di abitudini che esprimono in noi i gruppi dei quali facciamo parte. Costruirlo è lo scopo dell'educazione.
L'educazione è dunque un'azione personale e sociale al tempo stesso che consente di far passare l'"io individuale" nell'"io sociale".
Durkheim riserva molta attenzione al principio dell'ordine sociale, come vero e proprio imperativo etico.
Lo spirito di disciplina costituisce perciò il primo elemento dell'educazione. Da essa possono maturare l'attaccamento al proprio gruppo sociale (la lealtà) e il rafforzamento della volontà.
La scuola costituisce la struttura sociale più importante, insieme alla famiglia, in quanto è espressione dei bisogni sociali e rappresenta il luogo privilegiato per la formazione personale dell'individuo.
Essa contribuisce all'attuazione dei due principali compiti educativi:
- la riproduzione, la scuola riproduce il sistema di idee esterno;
- l'integrazione, la scuola assicura l'integrazione delle generazioni nella struttura sociale.
Il suo modello educativo prevedeva anche la creazione di "abitudini", ovvero disposizioni ad agire in modo socialmente accettato.
Le regole sociali puntano a modellare la personalità nella prospettiva della sua integrazione sociale, non della sua realizzazione personale.
Ciò sempre in base ai valori espressi in ogni periodo storico dai ceti prevalenti.
Lo Stato aveva dunque un ruolo attivo per conservare l'ordine sociale.
La convinzione che si possano individuare le norme dell'educazione come si formulano le leggi fisiche, portò una visione della pedagogia come una un'applicazione metodologica e un sapere sperimentale.
È il periodo nel quale si inizia ad emancipare la psicologia dalla filosofia, aprendo la strada a nuove pratiche scolastiche.
che fu decisivo per la nascita della psicologia scientifica.
La pedagogia iniziò a far propria l'esigenza di conoscenze psicologiche più approfondite al fine di migliorare i metodi di formazione.
Verso la metà del XIX secolo si manifestò anche un notevole interesse per i soggetti affetti da deficit psichici.
Un primo tentativo fu quello dello studioso Jean-Marie-Gaspard Itard, col quale solitamente si fa coincidere l'origine della pedagogia speciale.
Le ricerche mediche vengono integrate con appropriate pratiche pedagogiche. Così cambia la prospettiva di guardare all'"idiota" (definizione in uso a metà Ottocento, sostituita poi da "anormale", poi da handicappato e da soggetto disabile).
I primi portatori di handicap a essere considerati "educabili" erano stati i sordomuti e i ciechi.
Nel campo dei sordomuti fondamentali furono le esperienze:
- dell'abate Charles-Michel de l'Épée, fondatore nel 1771 dell'Istituto per sordomuti di Parigi;
- dell'insegnate laico Samuel Heinicke con la scuola gratuita pubblica a Lipsia del 1778.
Nel campo dei ciechi i primi tentativi educativi risalgono all'epoca illuministica, con metodi che sostituivano la vista con il tatto.
Un esempio è il metodo Braille, basato sulla combinazione di punti di rilievo percepibili al tatto, corrispondenti alle lettere dell'alfabeto.
Édouard Séguin (1812-1880) è stato una figura importante nello sviluppo della pedagogia rivolta ai portatori di handicap psichici.
É stato allievo e poi successore di Itard; nel 1847 aprì una prima scuola speciale. Qui realizzò una serie di originali strumenti didattici destinati ad avere larga diffusione.
La questione dell'educazione degli "idioti" fu a lungo dibattuta negli ultimi decenni del XIX secolo tra i medici psichiatri italiani.
Essi all'espressione traduzionale preferirono quella di frenastetici, cioè soggetti che risentono di uno stato di deficit dello sviluppo psichico.
Scarsa fu agli inizi l'attenzione dei pedagogisti, in parte per al loro formazione filosofica, in parte per il loro impegno rivolto in quel periodo principalmente alla diffusione della scuola elementare e alla lotta all'analfabetismo.
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