L'evoluzione della società industriale ha portato a cambiamenti di tale portata che molti hanno cominciato a parlare di società "postmoderna".
Jean-François Lyotard (1924-1998), filosofo francese, ha parlato per la prima volta di postmodernità.
Per Lyotard ciò che caratterizza l'epoca postmoderna è la "fine delle grandi narrazioni" (come i poemi omerici, la Bibbia, la filosofia marxista).
Scompare dunque la visione ottimistica della storia, del progresso e della scienza partita dall'Illuminismo.
La cultura postmoderna è fondamentale antiutopica, cioè priva di grandi ideali e pervasa da un profondo scetticismo.
Per Habermas la modernità si identifica con il progetto illuministico di emancipazione dal passato; allo stato attuale ancora incompiuto, ma non fallito.
Anthony Giddens, invece, propone di parlare di "tarda modernità" in quanto considera le trasformazioni sociali una radicalizzazione del passato, e quindi una sua continuazione.
All'estremo opposto vi sono coloro che accettano il termine "postmoderno" e lo considerano adatto per spiegare la molteplicità dei riferimenti e dissolvimento dei valori contemporanei.
Zygmunt Bauman evidenzia come tali cambiamenti influenzino il singolo soggetto anche sul versante dell'etica e della morale, in cui prevalgono orientamenti di tipo relativistico.
Possiamo individuare quattro caratteristiche fondamentali della postmodernità:
- la centralità del sistema d'informazione e comunicazione, con lo sviluppo delle tecnologie. L'informazione è diventata il principale mezzo di produzione e merce: la società contemporanea è anche chiamata società della conoscenza. Parallelamente, ogni nuova informazione porta maggiore instabilità dei nostri riferimenti culturali;
- la tendenza alla globalizzazione e alla frammentazione;
- l'accettazione delle diversità, l'uomo postmoderno "convive con l'ambivalenza", ossia con la costante condizione di mutevolezza di ogni riferimento culturale e valoriale;
- un diffuso clima d'incertezza, prevale un vissuto di preoccupazione e fragilità dei progetti personali: ogni fase esistenziale non segue un preciso ordine cronologico-biografico.
La trasformazione del lavoro nella società postmoderna ha portato all'attenzione la distribuzione dell'occupazione fra i diversi settori di attività.
Si registra però un continuo espandersi del settore terziario (servizi) a discapito di industria e agricoltura; andamento che viene definito "terziarizzazione dell'economia".
Ciò succede anche a causa delle innovazioni tecnologiche che nei settori primari e secondari portano a produrre la stessa quantità con un minor numero di operai.
L'aumento di quantità dei lavoratori nel settore terziario porta a definire le società occidentali odierne anche "postindustriali".
La razionalizzazione nell'epoca postindustriale ha intrapreso una nuova direzione: oggi viene imposto un atteggiamento flessibile verso l'attività lavorativa, con la conseguente sostituzione delle forme di lavoro stabili, con forme precarie.
La flessibilizzazione rende la dimensione lavorativa di oggi, in confronto al Novecento, più destrutturata ed indeterminata.
In parallelo con questi processi si diffonde un nuovo approccio al lavoro e all'attività economica, basato anche su relazioni collaborative e non solo strumentali.
La sharing economy (economia collaborativa) è proprio l'insieme di queste nuove forme di attività economica basate sulla condivisione di beni e servizi.
La tecnologia digitale è il supporto indispensabile di queste nuove pratiche sociali.
Ora infatti è possibile la condivisione anche tra sconosciuti attraverso le piattaforme informatiche.
Questi nuovi comportamenti stanno generando nuovi stili di vita: favoriscono l'accesso ai beni al posto della loro proprietà, il riuso invece che l'acquisto.
I cambiamenti che hanno coinvolto la famiglia hanno portato alla crisi dei ruoli traduzionali, cioè il venir meno della rigida distinzione dei compiti secondo il genere.
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individualizzazione dei ruoli di genere
Ciò si traduce spesso in una fonte di disagio per la coppia e in una causa di instabilità familiare, ma anche in una più ampia condivisione delle scelte e delle responsabilità.
Negli ultimi decenni l'autoriflessione e la denuncia delle donne hanno coinvolto sempre più Paesi.
L'emergere di una nuova soggettività femminile ha dato l'avvio a un ripensamento dei modelli identitari maschili.
Nella società postmoderna il consumo è divenuto una delle attività prevalenti nella vita quotidiana.
CONSUMO=
- l'aquisto di un bene o servizio;
- l'uso di un bene o servizio.
Dal secondo dopoguerra in poi si è verificata una progressiva estensione della capacità di consumo a strati sempre più ampi della popolazione.
Il consumo è il secondo elemento principale, dopo la produzione, del capitalismo.
Il sistema industriale si può infatti descrivere come un processo a spirale: lo sviluppo o la crescita dell'economia.
Nella seconda metà del XX secolo è nato quel fenomeno chiamato "consumismo", ossia la tendenza a comprare molte più cose di quelle effettivamente necessarie.
Esso ha iniziato ad interessare una gamma sempre più ampia di prodotti, anche di natura "intangibile" (vacanze, intrattenimento, servizi).
Allo stesso modo i prodotti materiali hanno iniziato ad essere ricercati più per caratteristiche intangibili che non per il loro uso (brand, marche).
Nella pratiche di consumo le caratteristiche della società postmoderna si manifestano in maniera peculiare:
- le marche e i brand come strumento di comunicazione della propria cerchia sociale;
- molte aziende sono presenti in tutti i mercati globali, ponendo le stesse immagini e stili di vita globalizzati. Allo stesso modo, questi diversi marchi sono usati per costruire identità locali e frammentarie;
- la vasta scelta tra prodotti globali porta a identità mutevoli;
- aumenta il senso di incertezza.
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